ANALISI
DEI BANNER 7/15 L'ancoraggio Se consideriamo il caso in cui il testo verbale cambia, mentre lo sfondo rimane uguale, possiamo notare in molti casi un procedimento semioticamente interessante. Roland Barthes, uno dei "padri fondatori" della semiotica, fu anche uno dei primi ad interessarsi già dagli anni '60 all'analisi delle immagini. Ai tempi di Barthes, però, la semiotica (che allora si chiamava semiologia) era ancora strettamente legata alla linguistica. Essa si proponeva infatti come una vera e propria translinguistica, cioè una linguistica applicata ai linguaggi non verbali. Modelli, teorie e strumenti di analisi venivano quindi trasportati dalla studio della lingua a quello di altri "codici" (quello visivo, ad esempio). Una delle conseguenza di questa stretta dipendenza era che la lingua veniva considerata il "sistema modellizzante primario", cioè come il sistema semiotico più importante, quello attraverso cui si categorizza la realtà e che serve da base a tutti gli altri linguaggi. Lo stesso linguaggio visivo veniva ricondotto a quello verbale. In altre parole, secondo Barthes noi comprendiamo cosa rappresenta un'immagine e siamo in grado di studiarla solo se l'associamo ad un determinato testo verbale (la didascalia di una foto, ad esempio). E'la cosiddetta teoria dell'ancoraggio: il testo verbale, in qualche modo, "àncora", rende comprensibile, quello visivo. L'idea dell'ancoraggio è stata ampiamente superata dalla semiotica contemporanea, che considera quello visivo un linguaggio completamente autonomo e addirittura riconosce al suo interno due aspetti differenti: quello figurativo e quello plastico. Oggi più che di dipendenza del visivo rispetto al verbale si parla di rapporti di interdipendenza. Ma la teoria del'ancoraggio può esserci utile per spiegare alcuni testi. Consideriamo, ad esempio, questo banner:
In generale, quindi, possiamo dire che esistono alcuni banner in cui ad un'iniziale immagine si aggiunge in un secondo momento un testo verbale che aiuta a comprendere l'immagine. |
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